Francesco Bellini, lo scienziato imprenditore che ha conquistato il Canada

Se ci si limitasse a scorrere le note biografiche di Francesco Bellini, neo Cavaliere del lavoro che da Ascoli Piceno e’ partito per Montreal a 21 anni per raggiungere i genitori emigrati in Canada, si potrebbe pensare ad un anziano signore che ha fatto fortuna all’estero fondando un piccolo impero nel settore della farmaceutica. Invece dopo aver venduto la sua prima societa’, la Biochem Pharma, nel 2000 per 6 miliardi di dollari (’’volevo ritirarmi’’) dopo tre mesi ne ha fondata un’altra, la Neurochem, specializzata in cure per l’Alzheimer, che adesso vale tra i 500 e i 600 milioni di dollari e di cui e’ presidente e amministratore delegato: ‘’cosi’ sono tornato sul palcoscenico...’’. Il risultato e’ che ora sta al centro della ribalta e con l’entusiasmo che lo caratterizza c’e’ da giurare che ci restera’. 57 anni, sposato con una compagna di scuola nata anche lei in Italia e due figli maschi gia’ adulti (ma uno studia ancora all’universita’), Francesco Bellini, appena nominato da Carlo Azeglio Ciampi Cavaliere del lavoro, onorificenza che gli sara’ consegnata il prossimo ottobre, ha alle spalle una carriera tanto lunga da poter essere gia’ arrivata al culmine. E che gli cuce addosso l’insolita veste di scienziato-imprenditore, detentore di circa 20 brevetti e co-brevetti.
Il suo curriculum e’ significativo della sua voglia di fare: da perito chimico, con maturita’ conseguita nella natia citta’ delle Marche, ottiene nel 1972 una laurea in chimica a Montreal e prosegue con un dottorato di ricerca in chimica organica. Poi trova lavoro come ricercatore in una multinazionale Usa, la Ayrest, ma decide di rimanere a Montreal quando, nel 1982, gli uffici del gigante farmaceutico si trasferiscono a Princetown. Lui, pur avendo la possibilita’ di trasferirsi negli Stati Uniti con un buono stipendio e moglie al seguito, rimane e si mette in proprio: cominciando a lavorare per una fondazione governativa intitolata a Armando Frappier in Quebec e poi costituire un gruppo di lavoro che due anni dopo fonda la Biochem Pharma. Quotata nel 1988 alla borsa di Toronto e di New York, con un successo dovuto in particolare ad un antivirale chiamato Epivir, che anche oggi è il prodotto piu’ utilizzato per combattere l’Aids, la societa’ viene ceduta, appunto, nel 2000. Oggi della Neurochem, Bellini controlla il 33% circa tramite Picchio International, la propria societa’ di portafoglio privato, e Picchio Pharma, di cui la famiglia dell’industriale e’ azionista al 50% con Power Corporation, il piu’ grande gruppo finanziario canadese.Il neo-cavaliere del lavoro,con all’attivo gia’ le massime onorificenze attribuite agli imprenditori in Canada, arrivato per passare l’estate ad Ascoli con la famiglia, non e’ dunque un attempato dottore in chimica, ma un giovanile cinquantasettenne pieno di idee e di voglia di fare.
Tanto da essere sbarcato da poco in Cina con una societa’, Adaltis, di cui possiede circa il 25% e che ha gli stabilimenti a Shangai.’’La ricerca e lo sviluppo sono rimastri a Montreal e a Roma ma produciamo a Shangai e questa societa’ specializzata in diagnostica cresce del 25% ogni trimestre. E io ho da poco comprato un appartamento in quella citta’...’’, dice sorridendo e spiegando come divide il suo tempo tra Montreal (ci trascorre primavera e autunno), Miami e, ovviamente, Ascoli, dove tanto per non smentire il suo attivismo si e’ messo a produrre olio e vino. ‘’Odio gli alberghi’’, spiega e solo per un accenno alle difficolta’ di incrociare gli impegni con gli aerei di linea si capisce che si sposta con un aereo di sua proprieta’. Perche’ Francesco Bellini, doppia nazionalita’ italiana e canadese, che si sente a casa ‘’sia qui che in Canada’’ e’ rimasto una persona alla mano anche se parla da cittadino del mondo: del resto ‘’con i satelliti e la parabola ormai posso stare la’ e seguire con tutti i particolari quello che succede in Italia. E poi in Canada, a differenza degli Stati Uniti, non c’e’ la necessita’ di integrarsi nel ‘melting pot’, da noi le radici e la cultura di ognuno sono rispettate’’.
Lui ce l’ha fatta andando all’estero, ‘’dove chi ha voglia di arrivare con un po’ di fortuna arriva, ma oggi -spiega- anche in Italia ci sono parecchie opportunita’’’. Invece di parlare di ‘fuga di cervelli’ dal nostro paese, ad esempio, critica con garbo la voglia di sicurezza dei giovani connazionali: ‘’Quando ho lasciato la multinazionale per cui lavoravo ho rischiato, ma bisogna farlo e avere fiducia in se stessi. Ci sono tante cose da fare anche qui in Italia, io per esempio ho mille idee ma a volte mi manca la gente con cui realizzarle... Mi sembra che qui i giovani fanno troppo affidamento sui propri genitori’’.Nato nel 1947 ad Ascoli Piceno, Bellini è arrivato in Canada nel 1967. Gli inizi non sono stati facili: ‘’lasci la ragazza, gli amici, arrivi in un posto di cui non conosci la lingua, non ti capiscono, e poi il clima, che in Canada e’ particolarmente freddo. Ci ho messo almeno sei mesi ad ambientarmi, anche perche’ la gente non era diffidente ma nemmeno cosi’ aperta con gli stranieri. Ora e’ diverso, la mentalita’ e’ molto cambiata. E poi il Canada e’ un bellissimo paese. Il risultato e’ che ora la mia famiglia e’ la’ e i miei genitori, che hanno entrambi ottantadue anni, sono tornati ad Ascoli. Ma ci vediamo comunque spesso perche’ l’estate la passiamo insieme’’. Ha molto di cui andare orgoglioso Francesco Bellini ma dimostra anche l’umilta’ di chi crede in un pizzico di fortuna: ‘’La mia ricetta del successo? In tutte le cose della vita, positive o negative, io credo che l’importante e’ essere al posto giusto, nel momento giusto e con l’idea giusta’’.
F: Adkronos

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